lunedì 4 marzo 2013

Ritratto di Signora#17: Medea, così lontana eppure così vicina.

E di nuovo buon primo lunedì del mese.
Ma solo a me sembra quasi ieri che è iniziato Febbraio? O.o

Unica nota positiva e ritornare con l'adorata rubrica Ritratto di Signora


Oggi la parola spetta a Clara, del blog The Pauper Fashionist, e come al solito il suo articolo è molto particolare e ricco di spunti per riflettere, o almeno per me è stato così. Non indugio oltre e vi auguro buona lettura!



Ciao ragazzi, passano i mesi ma noi coi nostri Ritratti siamo sempre qui.

Per la seconda volta oggi tocca di nuovo a me, e chiamatelo destino, chiamatelo culo, chiamatelo tempismo, è un'occasione che capita veramente a proposito: mi ha dato modo di pensare a certe cose e chiarire meglio alcuni aspetti ancora nebulosi della mia vita.

E niente, buona lettura!



Antica Grecia, nave Argo: una spedizione di cinquanta uomini guidata dall'eroe Giasone si appresta a rubare il prezioso vello d'oro custodito da un drago e proprietà di Eete, re della Colchide e padre di Medea. 
Appena vede Giasone, la ragazza se ne innamora e lo aiuta nell'impresa, poi si imbarca con lui portando con sè il fratellino. Eete si lancia all'inseguimento; Medea fa a pezzi il fratello e ne getta i resti in mare: il padre è costretto a fermarsi per raccoglierli.

Dopo varie avventure i due innamorati arrivano a Corinto e lì si stabiliscono: nonostante abbiano due figli, Giasone è sempre più distante e il risentimento di Medea continua a crescere, fino a raggiungere il culmine quando lui annuncia di volerla ripudiare per sposare la figlia del re Creonte in modo da ottenere il trono. La donna è furiosa: capisce di essere stata usata, comprende l'indole opportunista dell'amato e detesta il suo disonore, la sua vigliaccheria. Dall'altra parte riceve solo indifferenza: nulla importa a Giasone della moglie, ormai di nessuna utilità per i suoi scopi.

Medea soffre terribilmente, ma è decisa ad ottenere vendetta; prima uccide la futura sposa inviandole in dono un peplo e una ghirlanda avvelenati, poi prende la risoluzione più difficile: ammazzare i suoi stessi figli. Ma come si può compiere un atto del genere?

Non posso farlo sì devo farlo non ne ho il coraggio avanti basta indugiare via la viltà è necessario deciditi forza deciditi! uccidili e poi piangi e allora sì che avrai la tua vendetta e lui sarà straziato dal dolore, sarai maledetta tu ma anche lui si maledirà in eterno per le sue azioni!

E poi lo fa: ormai non può più tornare indietro.

Perchè vi ho raccontato questa storia? No, decisamente non è per istigarvi all'infanticido. Non vi sto nemmeno consigliando di lasciare il vostro fidanzato o di rimanere single a vita.

Abbiamo visto tanti Ritratti fino ad ora: Ritratti di donne che affrontano le loro paure, che lottano per far venire a galla la verità, che non rinunciano ai propri ideali.

E Medea? Medea è un personaggio che ha il coraggio di vivere completamente. I suoi sentimenti non conoscono le mezze misure: ama totalmente, odia totalmente, soffre totalmente. Fa una scelta e segue la sua strada fino in fondo; ha un obiettivo e non ci rinuncia. E' un'assassina ma non è pazza, è combattuta ma perfettamente consapevole di quello che sta facendo: non importa quanta sofferenza ne ricaverà lei stessa, basta che il marito paghi per le sue colpe. Mi ricorda l'Anna di Tolstoj, ma Medea è ancora più fiera, più orgogliosa.

Ecco, è per questo che ve ne ho parlato: io credo che una figura di tale grandezza e tragicità sia da prendere ad esempio. E' ambigua e il suo gesto è condannabile, ma non è da condannare il suo coraggio, la sua forza: bisogna ricordarli, ed è un augurio che faccio a voi ma anche e soprattutto a me stessa. Lo sapete, ormai l'ho ripetuto in tutte le salse: tra un po' si chiuderà un' "era" della mia vita, e chissà a cosa andrò incontro. Ho dovuto finora compiere della scelte, ma mi sono sempre sentita protetta, come se il margine d'errore fosse limitato: ero sul sicuro sentiero dell'università, le cose potevano andare diversamente ma non più di tanto. Invece a breve avrò il pieno controllo, mi troverò del tutto allo sbaraglio ed ogni cosa dipenderà solo ed esclusivamente da me; sarò ancora più responsabile delle mie azioni. Ho paura di non trovare un lavoro, o di trovarne uno inadatto e farlo per anni, troppo pigra o timorosa di osare per cambiare. Non so ancora esattamente cosa voglio, ma so bene cosa non voglio, e non voglio che una cosa del genere succeda. Spero, e spero che voi facciate lo stesso, di avere il coraggio di seguire i miei obiettivi, senza accantonarli o facendolo solo momentaneamente, scendendo a compromessi il meno possibile e avendo la forza di decidere, di cambiare, di evolvermi.

Bene, brava, direte voi, belle parole. E se si dovesse fallire? Be', io vi risponderei che una cattiva mossa è sempre e comunque meglio di nessuna mossa.



Nella speranza che questo Ritratto non vi sia sembrato troppo inquietante, vi do appuntamento al prossimo mese!



Clara


Che dire... Nonostante io sia d'accordo con Clara su molti punti, non mi sento di ritenere Medea un esempio di coraggio. Purtroppo troppo spesso la cronaca ci investe con tragedie che hanno come protagoniste "madri" che sacrificano i propri figli, e personalmente le considero tutto tranne che un esempio, appunto. Probabilmente le mie riflessioni sono influenzate dalla mia ignoranza: non ho studiato letteratura greca e non conosco così bene il mito da interpretarlo in maniera ottimistica, come ha fatto Clara, che conosce certamente molto meglio ciò di cui ha parlato.

Per il resto, condivido le sue perplessità circa il futuro e la sua volontà di fare il meglio per se stessa, seguendo le sue passioni, le sue inclinazioni ed i suoi obiettivi, che le auguro di raggiungere, ritenendola assolutamente all'altezza.

Una cattiva mossa è sicuramente meglio di nessuna mossa, sempre che le nostre azioni non interferiscano e danneggino la vita degli altri.

Voi che ne pensate?

Vi ricordo che potete trovare l'articolo anche sugli altri blog che fanno parte della "redazione" di Ritratto di Signora:

- BooksLand di Monica

- Stasera cucino io di Fede

- Mr Ink. Diario di una dipendenza di Michele

- Francy lettrice sognatrice di Francesca

Al prossimo mese, Miki, Monica, Clara, fede, Michele e Francesca.

7 commenti:

  1. Un ritratto che fa davvero riflettere, alla fine ho scritto più o meno le stesse cose che hai scritto tu nelle tue considerazioni finali. Diciamo che Clara questa volta ha sicuramente smosso le coscienze e questo mi piace!

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    1. E' proprio questa la cosa che apprezzo di questo ritratto e sapevo che Clara avrebbe scritto qualcosa di particolare.

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  2. Io non sono d'accordo con la lettura di Medea di Clara. E' un personaggio tragico e potente, estremo e di grande fascino ma non è coraggioso. Antigone è coraggiosa. Medea è la furia delle passioni che travolge tutto.

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  3. Medea è la mia eroina preferita, ne ammiro la forza e l'estrema tragicità ma non l'ho mai considerata coraggiosa. É una cosa su cui devo riflettere perchè in effetti ciò che scrive Clara non è molto lontano da ciò che penso io, anche se lei usa un concetto a cui non avrei mai pensato,il coraggio appunto ^^.

    Per tornare un attimo più tera tera volevo avvertirti che sei stata omaggiata di un award sul mio blog :D

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    1. Ti ringrazio tantissimo per iol premio, passo subito da te.

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  4. Eroina? Coraggiosa? Ragazze.. No! Forse è perché sono mamma,ma sentire giovani donne che esaltano Medea è davvero disgustoso (passatemi il termine) . Didone è un esempio di passione vissuta in totalità,Medea è solo pazzia.. Il fratellino, i figli.. Sono basita davvero,scusate
    Eli

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